Frank, nato a Mozzo ( BG) nella Casa Famiglia S. Francesca Romana il 25 Ottobre 1960 e adottato da una famiglia olandese, cerca le sue origini.

BERGAMO
LA STORIA
«Dopo 60 anni in Olanda cerco la mia mamma, una ragazzina che partorì alla Casa famiglia di Mozzo nel 1960»

Alla nascita al bimbo vengono dati i nomi di Francesco Maria Raffaele (che l’addetto all’Anagrafe scrive con due L) e il cognome fittizio di Favali

La ragazzina dodicenne era stata punita dal padre, che non ne voleva sapere di quel bambino

Quando è nato era bergamasco e si chiamava Francesco Favali. Adesso ha sessant’anni, è olandese e si chiama Frank. E sta cercando sua madre, di cui sa solo che era una biondina dodicenne con un padre che non voleva nemmeno vedere quel bambino.

Sessant’anni fa la Casa famiglia «Santa Francesca Romana» di Mozzo era un grosso complesso a L con una cappella, in mezzo ai campi. Oggi è uguale ma è stretta fra la Briantea e le case cresciute negli anni. L’ha fondata il vescovo Bernareggi per ospitare le ragazze che in quel periodo, quando restavano incinte, venivano scacciate dalla famiglia. Potevano partorire in sicurezza e decidere se tenere il bambino o farlo adottare. A volte erano le loro famiglie a decidere di dare in adozione i neonati anche contro il volere delle ragazze.

È il caso di Mariagnese Bellardita, andata a una coppia siciliana dopo che a sua madre era stato detto che la piccola era morta. Mariagnese ha rivisto la madre naturale dopo 59 anni nel 2014grazie alla nuova legge che consente di risalire ai genitori naturali.

La stessa cui sta facendo ricorso quello che nasce come Francesco dieci minuti dopo la mezzanotte del 25 ottobre 1960. Viene registrato al Comune di Mozzo con un cognome fittizio e battezzato nella cappella della Casa Famiglia da don Antonio Crippa, che sarà il suo tutore legale. La madrina è la direttrice Mina Giavazzi, che il bimbo imparerà a chiamare Nonna Mina.

La madre del piccolo ha solo dodici anni, del papà non si sa nulla. Il padre della ragazza non vuole avere niente a che fare con quel bambino biondo che, si legge nei documenti dati ai genitori adottivi, «difficilmente sta fermo, trova sempre qualcosa da fare e tutto lo diverte», ascolta «canzoncine e dischi», non magia le uova ma il cervello bollito sì, si addormenta solo dopo le preghierine e «ha tanto bisogno d’affetto. Ha un carattere forte, va trattato con molta bontà e altrettanta fermezza».

Il nonno mette la ragazza in un istituto, le fa promettere di non andare mai a cercare il figlio e alla fine decide per l’adozione, quando ormai il piccolo ha già un anno e mezzo. Francesco incontra i coniugi olandesi cinquantenni che saranno i suoi prossimi genitori in Città Alta e si rifiuta di stringere loro la mano. L’adozione viene perfezionata il 25 marzo 1962. È lo stesso don Crippa a portare in Olanda il bimbo, che durante il viaggio in aereo rompe tutto quello che gli capita a tiro e lancia arance in giro, tanto che all’arrivo gli devono dare un tranquillante.

Frank cresce sapendo di essere stato adottato e nel 1985 convince la madre olandese ad accompagnarlo a Bergamo per visitare Nonna Mina. Quando gli raccontano della sua reazione al primo incontro vuole salire in Città Alta e dare alla madre adottiva la stretta di mano che le aveva rifiutato. «Poi a sua insaputa sono andato alla Casa famiglia con la mia fidanzata: lei si era portata un dizionario mentre io avevo seguito un corso di italiano — racconta Frank —. Il cancello era aperto e sono entrato. Ho visto la cappella in cui ero stato battezzato e ho capito di essere nel posto giusto. Ho incontrato la direttrice Piera Gritti, si ricordava di me e ha recuperato alcune mie foto. Ero molto emozionato. Ho fatto un giro della casa, ho visto la stanza in cui vivevo e il giardino in cui giocavo, ho sentito i rintocchi del campanile. Piera ha detto che tanti bimbi nati lì sono diventati musicisti per merito di quelle campane. Le ho chiesto di mia madre, mi ha risposto che ero figlio dell’amore».

Trascorrono 35 anni di vita, Frank si sposa, ha tre figli e una figlia. È chitarrista, la sua band suona rock e blues: «Fin dalla mia infanzia ho fatto musica, ho suonato da solo e in gruppi. Fare musica insieme è la cosa migliore che esista per me». Nella primavera del 2020 Frank risente parlare di Bergamo tra foto di ospedali e di camion militari. Va a frugare tra i vecchi documenti, scopre una corrispondenza proseguita negli anni fra Nonna Mina e la madre adottiva, poi trova in Rete l’articolo del Corriere Bergamo su Mariagnese Bellardita e decide di far partire la procedura legale. È molto complessa e prevede che sia la madre naturale a poter dire l’ultima parola sull’incontro con il figlio. Frank contatta Mariagnese che la indirizza dall’associazione Italiadoption dell’Italo-americano John Campitelli, che aiuta a fare ritrovare i propri genitori ai figli delle famiglie povere del Dopoguerra dati in adozione all’estero.

«Ho spedito a Mozzo una foto di me e Piera del 1985 — racconta Frank — loro mi hanno mandato fotografie e un biglietto di Sandra, che mi aveva lavato dopo la nascita. Poi mi hanno telefonato». Frank inizia la sua ricerca, assicura, «senza rancore verso mia madre, non ne ho mai provato: era giovanissima e in una situazione molto triste. So che in genere le ragazze partorivano in ospedale e solo poche, che richiedevano più riservatezza, nella Casa famiglia, mi chiedo perché sia successo così nel mio caso. Voglio incontrarla per dirle che sto bene e per farle sapere la mia storia. Se lei non c’è più vorrei comunque scoprire la verità sulle mie origini e magari conoscere i miei parenti. A ogni compleanno mi chiedo se in quel giorno lei pensi a me come io sto pensando a lei. Spero di sì».

Articolo preso dal Corriere della Sera di Bergamo del 29 Settembre 2020.

1 commento su “Frank, nato a Mozzo ( BG) nella Casa Famiglia S. Francesca Romana il 25 Ottobre 1960 e adottato da una famiglia olandese, cerca le sue origini.”

  1. Grazie per aver ripostato l’articolo di Fabio Paravini del Corriere della Sera di Bergamo relativa alla storia della ricerca delle origini di Frank (nato Francesco Favali a Mozzo in provincia di Bergamo) che è stato poi affiliato da genitori olandesi. Frank ha anche presentato ricorso al Tribunale per i Minorenni di Brescia ed ha fatto il test del DNA autosomico perciò abbiamo percorso tutte le possibili strade per arrivare alla verità. #dirittoalleorigini #ITALIADOPTION #DNAdozione (Errata Corrige: io sono Italo-Americano e non Italo-Canadese ;-)

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